Intervista a Giuseppe Bartolotta, Presidente del Com.It.Es.

Giuseppe Bartolotta, a un anno dalla sua elezione alla carica di Presidente del Com.It.Es. di Colonia, quali sono le sue osservazioni sull’effettiva possibilità di intervento a favore della comunità italiana da parte del Com.It.Es.?

“Questi organismi – nonostante siano elettivi – non hanno fondamentalmente alcun „vero potere“, nel senso che il loro parere non è del tutto vincolante nei confronti dell’operato dell‘amministrazione pubblica. Penso soprattutto ai rapporti con il Consolato e alla qualità dei servizi offerti ai cittadini. Anche se non tutti gli uffici sono toccati da una non ottimale funzionalità, noi come Com.It.Es. raccogliamo spesso insoddisfazione e critiche da parte dei connazionali cha hanno difficoltà a rinnovare o a ottenere il passaporto e/o la carta d’identità. Non si riesce a dare una vera svolta a questo tipo di problema. Come al solito: non si riesce a capire „di chi è la colpa“ – per così dire. In questi ultimi mesi abbiamo avuto serie difficoltà a rapportarci anche con lo stesso Console Generale.



Su quali tematiche avete lavorato negli ultimi 12 mesi?

“Noi avevamo individuato 5 punti critici che riguardano la nostra collettività: i servizi consolari, gli anziani soli, il ruolo dell’associazionismo, le donne sole madri (specialmente le nuove arrivate), la nuova mobilità e la possibile istituzione di uno SPORTELLO PER I NUOVI ARRIVATI e il sostegno scolastico. Abbiamo dovuto registrare non pochi problemi – a carattere burocratico – nel fare approvare in tempo le spese previste.

Su queste questioni abbiamo iniziato, comunque, a svolgere qualche iniziativa di sensibilizzazione (vedi iniziativa per gli anziani e quella in corso di preparazione su servizi consolari) e comunque, bisogna continuare„.

Sulle difficoltà di erogazione e di accesso ai servizi Consolari a Colonia, cosa avete fatto?

Nel mese di giugno abbiamo richiesto e ottenuto un incontro con il Console Generale Dott. Pierluigi Giuseppe Ferraro per affrontare il tema. In quell’occasione abbiamo da una parte fatto presente le difficoltà e le criticità che noi constatiamo, e che ci vengono segnalate anche dai nostri connazionali, dall’altra abbiamo cercato di porci in maniera costruttiva e collaborativa per affrontare insieme le difficoltà. Inoltre, nel mese di luglio abbiamo scritto direttamente a Luigi Di Maio, Ministro degli Affari Esteri (vedi il testo pubblicato a parte), per segnalare la situazione in cui si trova la nostra Circoscrizione Consolare. Alla nostra lettera, purtroppo, fino ad oggi, il Ministro Di Maio non ha ancora risposto. 

Le elezioni dei Com.It.Es., che avrebbero dovuto tenersi quest‘anno, sono state rinviate. Quale futuro vede per questi organismi di rappresentanza?

“Come già ho detto all‘inizio, io vedo, essenzialmente, una debolezza legislativa che regola questi organismi. La seconda criticità è quella che, nonostante il nostro grande impegno, gli italiani continuano a non sapere della loro esistenza, o comunque li conoscono troppo poco. Questo porta anche ad una ridotta partecipazione alle nostre iniziative. Su questo fronte a Colonia stiamo facendo di tutto per informare e sensibilizzare quanti più connazionali possibili – anche i gruppi politici e le associazioni che operano nella nostra circoscrizione. Non è però facile. Non dimentichiamo, infine, che il nostro lavoro è del tutto volontario, senza alcun tipo di remunerazione. I membri del Com.It.Es. dedicano, nei limiti delle possibilità individuali, il loro tempo libero per dare una mano ai connazionali.

Io ritengo, comunque, che in fondo il problema principale sia dovuto al fatto che, in questi ultimi anni, abbiamo subito un’ulteriore „disgregazione politica“ – dopo gli anni del grande impegno con e nei partiti tradizionali, durato fino agli anni Novanta. Al contrario io ritengo prioritaria la partecipazione sociale e politica nella società in cui viviamo: credo che i Com.It.Es. potrebbero veramente „rappresentare“– specialmente per i nuovi arrivati – quelle istanze degli italiani che vanno all’estero sempre per bisogno economico (e continuano ad essere la maggior parte) – e a cui lo Stato non ha saputo „garantire“ un avvenire nei propri luoghi di origine„.

Quali sono le sue proposte per superare questo stato di immobilità e per dare più visibilità e peso agli italiani all‘estero?

“Non bisogna fare vittimismo e, tantomeno, nutrire sentimenti di nostalgia. Questo atteggiamento, lo sappiamo, è passato e superato. Bisognerebbe pensare ad un „nuovo protagonismo“ e, quindi, ad una „nuova creatività politica“, che si possa esplicare con idee e mezzi nuovi e che possa far valere le nostre aspettative in un contesto europeo e mondiale. Per quel che vedo e osservo, le forze politiche italiane non valorizzano e non prendono davvero in considerazione le nostre collettività (vecchie e nuove) presenti in ogni angolo del mondo. Non valutano nemmeno, se non in modo superficiale, le grandi potenzialità che noi italiani all‘estero abbiamo e di cui siamo portatori, ed esempio, del Made in Italy. A cominciare dai Com.It.Es., si dovrebbe quindi poter far valere l’affermazione di Willy Brandt: „Mehr Demokratie wagen“. Si dovrebbero semmai dare più poteri reali e decisionali a questi organismi, trasformarli in veri ponti di collegamento con chi vive fuori dall‘Italia, affinché tutti ne traggano un reciproco beneficio„.

L‘intervista è stata condotta dalla redazione della Newsletter.