Riflessioni post elettorali. Gli italiani all'estero e il diritto di voto.

Ad ogni tornata elettorale, puntali e insistenti sono le polemiche, che in un modo o nell‘altro, mettono in discussione il diritto di voto degli italiani all‘estero. Anche le recenti consultazioni politiche non ne sono state esenti. Come rappresentanti dei cittadini che vivono all‘estero, crediamo sia necessario e doveroso fare un paio di riflessioni su questo nostro diritto. Prima tra tutte, la bassa percentuale dei votanti: solo il 30% degli aventi diritto ha votato (dato che non si discosta di molto dalla media delle precedenti consultazioni).

Da non dimenticare poi, che diversi sono stati i connazionali regolarmente iscritti all‘AIRE ad avere dichiarato di non aver nemmeno ricevuto il plico. Il dato che solo un italiano su tre abbia rispedito al proprio Consolato la busta con le schede votate, deve essere preso più seriamente in considerazione di quanto non si sia fatto fino ad ora. Per rafforzare la democrazia, devono essere favorite le forme di partecipazione al voto: all‘estero è mancata e manca una seria campagna informativa sul senso della Circoscrizione Estera e sul diritto di voto per corrispondenza. Unica nota positiva, la campagna televisiva sulle reti nazionali italiane che annunciava le diverse modalità di voto per i residenti AIRE. Noi partiamo dalla convinzione che il voto per corrispondenza sia l‘unico strumento in grado di raggiungere tutta la comunità italiana nel mondo, e che non sia più possibile rinviare una riforma che lo renda più efficace e lo metta al sicuro da possibili brogli. L‘introduzione quest‘anno dei codici a barre, per rendere tracciabile il percorso delle buste ed evitare doppi invii o doppio voto, è già stato un primo passo in questa direzione, ma non basta. Una proposta. Un’alternativa potrebbe essere offerta dall‘introduzione, ad ogni elezione, di un registro temporaneo degli elettori. I Consolati, in anticipo sulle scadenze dei mandati parlamentari, potrebbero inviare ad ogni elettore una lettera contenente una cartolina di risposta preaffrancata da rispedire al Consolato, con la quale si dichiara la volontà di partecipare alle consultazioni per corrispondenza. (In Germania, ad esempio, questa modalità è prevista ad ogni consultazione: i cittadini possono scegliere se votare al seggio o per corrispondenza). In questo modo, i plichi verrebbero inviati solo agli elettori che ne hanno fatto richiesta, con un risparmio di soldi, sprechi ed eventuali tentativi di brogli. A questa prassi andrebbe naturalmente affiancata una campagna informativa a tappeto, che raggiunga tutti gli iscritti AIRE e che consenta loro di preregistrarsi.
Infine, riteniamo che anche i meccanismi di spoglio vadano rivisti e ripensati. A circa due mesi dal voto, non si hanno ancora i risultati definitivi. Nella sola ripartizione Europa 42 sezioni risultano non scrutinate! E, nonostante gli eletti siano stati già proclamati se, come immaginiamo vi saranno ricorsi, visti i lunghi tempi previsti dalla Corte d‘Appello, forse tra due anni sapremo davvero gli esiti reali del voto all‘estero.